Uno spazio dedicato al Maestro David Garrett,al violinista virtuoso, al giovane che ama il rock.
Racconti,interviste, musica, riflessioni. Senza ordine cronologico. Solo per passione.

Se non studio un giorno, me ne accorgo io. Se non studio due giorni, se ne accorge il pubblico. (Niccolò Paganini)

SITO UFFICIALE DI DAVID GARRETT

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giovedì 31 gennaio 2019

David Garrett:la musica classica e gli altri generi non si incontrano, si completano



 "Partirei dal Rock, genere amato, discusso, suddiviso spesso in varie categorie, per snocciolare questo articolo che ha lo scopo di ‘presentare’ a chi lo conosce, poco o tanto, a chi ne sente solo parlare, a chi lo ignora, il violinista di fama mondiale David Garrett.

Siamo alla fine degli anni sessanta ed alcuni pionieri iniziano a guardare al mondo della musica classica come riferimento per comporre, non una canzone ma lunghi brani con un tema di fondo che via via si arricchisce, racconta una storia, si dipana fino al finale. Parlo dei cosiddetti “concept album” e delle suites, movimenti tipici delle opere classiche. Nascono vere e proprie sinfonie rock. Qualche nome? Genesis e Pink Floyd, Deep Purple, Queen, R.E.M….

Direi quindi che si tratta di legami tra culture, intanto, non contaminazioni, e poi di comprendere che la musica classica è alla base di un albero genealogico di suoni e tendenze che si ramificano generando nuove esperienze e nuove sensibilità. E’ un bagaglio di duemila anni di musica, così come noi proveniamo dall’antichità greca e romana e i suoi miti: anche se non li si conosce bene, sono le nostre radici.

E David Garrett è soprattutto un violinista classico, nel senso più pieno del termine.

Qualche nota biografica giusto per capire di chi si parla. All’età di quattro anni suo padre comprò un violino destinato al fratello maggiore Alexander. Fu David, invece, a essere maggiormente incuriosito dallo strumento che imparò a suonare nel giro di pochissimo tempo. Un anno dopo, prese parte a un concorso musicale e lo vinse. A 7 anni iniziò a studiare violino al Conservatorio di Lubecca e all’età di 12 anni arrivò la sua collaborazione artistica con l’illustre violinista polacca Ida Haendel. Quest’esperienza gli offrì la possibilità di viaggiare nelle principali città del mondo, molto apprezzato dal pubblico.
La Filarmonica di Amburgo, riconosciuto l’ineguagliabile talento, lo convocò per una collaborazione, facendolo diventare il più giovane artista ad avere tale privilegio. La strada verso il successo iniziò nel 1994, a soli quattordici anni, quando David stipulò il suo primo accordo con la Deutsche Grammophon per l’incisione di alcune opere come solista. Intanto, lascia la famiglia e nel 2004 si diploma alla scuola di arte Juillard di New York. Il giovane David Christian Bongartz – suo vero nome – ha deciso di dimostrare a se stesso le vere capacità, non smette di migliorarsi ed accetta le ‘sfide’ del mondo della musica classica. Con ore ed ore di esercizi e studio, chiaramente. Per dirla con Paganini: “Se non studio per un giorno me ne accorgo solo io, se non studio per due giorni se ne accorgono tutti”. E Garrett studia anche in auto, spostandosi da un posto all’altro per concerti, nelle camere degli hotel, ovunque sia possibile, insomma, portando a spalla sempre il suo prezioso Stradivari. Istinto e dedizione, non genio e sregolatezza come mi ritrovo a leggere qua e là in brevi e affrettate recensioni. Che la genialità esista in lui non vi è dubbio: la tecnica è abbinata ad un gusto raffinato di ‘modificare’, senza toglierne l’essenza, anche pezzi classici da sempre suonati seguendo rigorosamente uno spartito. David Garrett non legge spartiti, le note le ha ben chiare nella testa e sulla punta dei polpastrelli pertanto gli è concesso anche rallentarle, accelerarle, consapevole che l’orchestra lo segue, lo osserva e la sintonia è assicurata. Non per niente suona con le migliori orchestre e, nei crossover, ha una band affiatatissima, dove basta un’occhiata per intendersi.

I crossover! Eccoci al punto. ‘Letteralmente’, in ambito musicale, crossover è un termine usato per descrivere materiale preso in prestito da generi differenti la cui popolarità supera i confini convenzionali della musica e dei suoi stili. E, come dicevo all’inizio, non è contaminazione ma ‘fusione’, che è ben diverso.

Ebbene sì, il violinista in questione, dopo aver prodotto album prettamente classici, dal 1995 al 2008, con vari dischi d’oro e di platino decide di donare parte dell’anima rock che vive in lui come in molti giovani del suo tempo alle corde del suo violino. E, per favore, non lo si definisca più sex-symbol, rockstar del violino, quando non si scade in termini quali ‘metallaro’ e simili. E’ un giovane artista, usa un abbigliamento informale, degli anelli e collane di ottimo impatto e mai volgari e qualche ‘bel’ tatuaggio (se ne vedono di orrendi in giro, in verità!)

E allora? Cosa tolgono questi dettagli alla grande carica emotiva che trasmette un concerto, classico o crossover che sia, di un David Garrett? Di certo il suo bell’aspetto aiuta ma aiuta perché nelle esecuzioni è sempre appassionato, coinvolgente, sorridente. David ‘parla’ attraverso il violino e comunica col pubblico attraverso sguardi sempre garbati e rispettosi. Bach, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Paganini, Bruch, Ciajkovskij, Dvorak, Prokofjew, Vittorio Monti, Edward Elgar e Kreisler eseguiti in sale classiche, catturano l’attenzione di un pubblico che vai 4 ai 90 anni, un pubblico che non può restare indifferente davanti a tanta maestria e scioltezza.

Brian May, Angus Young, Slash, Kirk Hammett, Jimmy Page, Kurt Cobain , Axl Rose , Michael Jackson, Prince, Cold Play, Eminem, sono solo alcuni dei nomi suonati nei crossover e magicamente quel violino ‘canta’ oltre a far diventare, ad esempio, un pezzo rap come Lose Yourself una vera e propria sinfonia. Però – attenzione – il suo viso, i lineamenti, cambiano notevolmente quando si accinge a suonare un pezzo classico, sebbene ‘rivisitato’: è più immerso, chiude gli occhi, è attento alle sue stesse dita che scivolano sulle corde e la sensazione è quella di enorme riverenza verso i grandi del passato che hanno lasciato in eredità questi gioielli artistici. Rispetto solenne per la classica, dunque, e rigore, fantasia e divertimento nei crossover. Laddove per divertimento si intende un lavoro cesellatissimo di adattare ad uno strumento ad arco melodie pop-rock senza stravolgerle.

Questo artista di fama mondiale viene spesso in Italia e chi ha avuto modo di ascoltarlo in entrambi i ‘generi’ non potrà che dar ragione a quanto scritto. Non fa il divo, Garrett, anzi lo si percepisce come familiare, non distaccato, anche dalle tavole di un Auditorium riservato solitamente al pubblico colto di classica...." 

-tratto dall'articolo publicato in QUESTO LINK 

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2007 - Virtuoso - disco di platino in Germania.

PRIMO ALBUM CROSSOVER di David Garrett (cliccare sulle foto per acquistare in Amazon)






In questo album, spicca, tra gli altri, 'Toccata', una deliziosa versione rock del grande Back (non è come quella dell'album Rock Symphonies)  che, nel video in basso, fa da colonna sonora ad un'esibizione di tango e, a seguire, David Garrett che la suona in concerto a Toronto nel 2009







lunedì 28 gennaio 2019

David Garrett, quel violinista è un fuoriclasse !












(foto con copyright  )


E' il titolo di un articolo del 2008 de 'La Nazione', in occasione dell'ennesima presenza al Museo del Bargello, Firenze.

David Garrett, fin dal 2005-forse anche prima, ma pochi lo sapevano se non chi frequentava sale di classica- ogni anno si è esibito in questa suggestiva cornice, diretto dal Maestro Lanzetta.
L'Orchestra da Camera Fiorentina ha avuto l'onore di suonare con lui, violino solista, infatti, nel 2006 nel 2007, nel 2008.

Nel'articolo-intervista si dice:
 Un fuoriclasse come può essere Valentino Rossi: anche se uno non capisce niente di moto sente che lui è diverso da tutti, che è un genio. Ecco cos’è David Garrett, l’altra sera mezz’ora secca di applausi al museo del Bargello, gente in piedi che non se ne andava. Musicisti ospiti estasiati nell’ascolto di un artista unico nel suo genere.

Garrett, come è iniziata la sua avventura musicale tra violini di valore come Stradivari e Guarnieri?
"Ho un fratello più grande che suonava, ho ricalcato le sue orme. E ho mio padre, esperto di liuteria ad alto livello. E’ una vita che sto in mezzo alla musica. Per me è stato facile".

Lei spazia con naturalezza dalla musica barocca al moderno. Come fa?
"E’ una cosa naturale per me. Anche se la mia grande passione è la musica da camera, tra i pianisti con cui collaboro i sono Golan, Gortler Cernyavska. Ma quello che mi sta particolarmente a cuore è riuscire ad entusiasmare i giovani per i concerti di musica classica. Per questo ho recentemente inciso un cd con la Decca 'Free' che ha proprio la finalità di stabilire un contatto coi più giovani con composizioni di pezzi e melodie di cui mi sono sempre occupato".

Un look fresco, camicia e jeans, un viso candido e i capelli raccolti in un codino...studiato?
"Assolutamente no. Io sono così al naturale. Ma ho avuto un’esperienza anche come fotomodello a New York e forse questo mi torna utile oggi davanti a una platea".

Lei è nato nel 1981 a Aquisgrana, in Germania: a quando risale la sua prima apparizione?
"Avevo 10 anni ed ero con l’Orchestra filarmonica di Amburgo sotto la direzione di Gerd Alberecht. Ma è stato importante poi lavorare anche con la grande violinista polacca Ida Haendel che ha aiutato molto la mia formazione artistica"

Cosa ricorda della collaborazione col maestro Mehta?
"Tutto, ricordo una cosa bellissima, una grande esperienza a Milano a febbraio scorso, e in Israele dove con l’Orchestra filarmonica di Israele ho tenuto undici concerti. Un’esperienza molto bella, indimenticabile".

Qui a Firenze lei ci è arrivato con il maestro Giuseppe Lanzetta conosciuto in Germania. Stasera sarete insieme al Bargello con l’Orchestra da Camera Fiorentina...
"Sì e sono molto felice di questo. Con lui suono benissimo e sono felice di quello che riusciamo a fare insieme".

Cosa vede nel suo futuro?
"Io sono uno a cui piace quello che fa, che prende la vita come va, con tutto quello che gli si presenta. E che non ha pretese nei confronti del futuro. Per ora va bene così".


Video delle preziose esecuzioni fiorentine del 2007  si trovano nel canale del Maestro Lanzetta a questo linkhttps://www.youtube.com/watch?v=fGqKfalTjyI&list=PL7EC2EAA4CA8C717A

Qui nel 2008, con ovazioni ed applausi interminabili!



 NOTA :(luglio 2008 DA UNO DEGLI ARTICOLI )
Dopo uno straordinario concerto tenuto ad Aachen da Giuseppe Lanzetta con la sinfonica di quella città (con David Garrett come solista), è nato un connubio molto fortunato tale da portare Garrett in Italia, prima con l’Orchestra da Camera Fiorentina e poi in tantissime città Italiane che nel giro di soli tre anni hanno potuto apprezzare il grande repertorio del violinista tedesco con la preziosa collaborazione del direttore Giuseppe Lanzetta. Anche nei prossimi anni, Lanzetta e Garrett saranno impegnati insieme in festival italiani e stagioni concertistiche europee. Garrett ha una grande passione anche per la musica da camera. Tra i pianisti con cui collabora si ricordano Itamar Golan, Daniel Gortler e Milana Cernyavska. Nella stagione 2007/2008 una tournée di recital lo porterà in Germania, Corea, Giappone e in altri paesi ancora. Ciò che sta particolarmente a cuore è riuscire ad entusiasmare i giovani per i concerti di musica classica. Volentieri e con regolarità dà interviste sui suoi concerti, con i quali, insieme alle foto, vuole riavvicinare i giovani alla musica classica. È molto fotogenico e la sua esperienza come modello, raccolta negli anni trascorsi a New York, gli torna utile. La sua più recente produzione, il nuovo CD “free” con DECCA, che si propone di risvegliare l’interesse dei giovani per la musica classica, contiene arrangiamenti e proprie composizioni di pezzi e melodie, di cui si è sempre occupato. Il CD ha già scalato le classifiche di musica pop dell’Asia sud-orientale. Con la sua band, composta da tastiere, chitarra e batteria, tiene concerti che nella prima metà prevedono l’esecuzione di sonate classiche (accompagnate da pianoforte a coda) e nella seconda metà presentano arrangiamenti e proprie composizioni, fino a Nothing else matters dei Metallica.

Nato ad Aquisgrana e di origine tedesco-americana, David Garrett inizia lo studio del violino all’età di quattro anni e fa la sua prima apparizione pubblica a 10 anni con l’Orchestra Filarmonica di Amburgo sotto la direzione di Gerd Albrecht. Nel 1992 inizia a lavorare con la grande violinista polacca Ida Haendel, che influenzerà notevolmente la sua formazione artistica. Inizia poi una carriera senza precedenti del bambino prodigio che lo porta in tutte le importanti città europee, americane e giapponesi dove suona con le più significative orchestre, fra cui l’Orchestra Filarmonica di Londra, l’Orchestra Filarmonica di Los Angeles, l’Orchestra Filarmonica di Israele, l’Orchestra Nazionale Russa, l’Orchestra Nazionale di Parigi, l’Orchestra del Mozarteum, l’Orchestra da Camera Europea, la Staatskapelle di Dresda e molte altre, sotto la direzione di illustri Maestri quali Claudio Abbado, Zubin Mehta, Giuseppe Sinopoli, Herbert Blomstedt, Charles Dutoit, Eliahu Inbal e Mikhail Pletnev. Nel 1996 David Garrett esegue il Concerto per violino di Elgar con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Sir Yehudi Menuhin al teatro Wiener Musikverein di Vienna. A 18 anni si trasferisce a New York ed è uno dei primi studenti di Itzhak Perlman alla Juilliard School. L’esperienza di lavoro con Itzhak Perlman lo aiuta a ritrovare se stesso come musicista, a sviluppare un proprio linguaggio musicale e a prepararsi ad una vita dedicata alla musica. Flessibile dal punto di vista stilistico, sviluppa un repertorio eclettico che va da Bach e Mozart ai grandi concerti classici per violino di Beethoven, Brahms, Sibelius e Tschaikowski, ai concerti di violino raramente eseguiti di Conus, Schumann e Dvorák sino ai pezzi virtuosi di Waxman, Ravel e Saint-Saëns e che lo distingue a livello internazionale come solista straordinario dal puro suono seducente e pieno di verve giovanile. Nel 1994, all’età di 13 anni, David Garrett firma un contratto in esclusiva con la Deutsche Grammophon, di cui è in assoluto l’artista più giovane e con cui realizzerà le seguenti incisioni: i Concerti per violino di Mozart con Claudio Abbado (1995), i 24 Capricci di Paganini (1997), i Concerti per violino di Tschaikowsky e Conus con l’Orchestra Nazionale Russa diretta da Mikhail Pletnev (2001) e “Pure Classics”, la compilation delle sue prime incisioni (2002). Suona un violino Stradivari del 1710 e un violino di Giovanni Battista Guadagnini del 1772.

domenica 27 gennaio 2019

David Garrett e il crossover

"Voglio che le famiglie portino i loro figli, voglio che vengano gli adolescenti, voglio i ventenni. Non voglio stare sempre fermo, voglio muovermi con il violino!"

Allora perché il borioso mondo della musica classica non gli ha voltato le spalle?

"Perché sono molto bravo," sorride.

 Forse uno dei video più belli. Il dolce ma potente urlo del violino ci restituisce il grande Freddie. Così tanti brividi. Tanta emozione. Energia da far piangere di gioia e commozione.
 Questo può fare il crossover. Questo può fare David. Poco cambia se è un palazzetto o una sala classica.

 PERCHE' LUI E' BRAVO, appunto

 

David Garrett suonando Max Bruch



Milano, 24 maggio 2012
L’eternità del violino all’Auditorium
Max Bruch: Concerto per violino e orchestra n.1 in Sol minore op. 26
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi; Violinista: David Garrett; Direttore: John Axelrod
di Tobia da Franchi e Dario Spreafico
"Nel concerto di questa settimana all’auditorium della musica di Milano troviamo un terzetto di autori non fra i più noti, tutti rappresentati da una composizione concertistica e con una netta prevalenza degli archi. Non può mancare dunque l’arco per eccellenza, il violino, e non può mancare il violinista d’eccezione: David Garrett. I tre compositori si susseguono durante la serata in una scala di notorietà .......Alla Bacewicz ha fatto seguito il Concerto per violino e orchestra n.1 di Bruch, compositore del tardo romanticismo tedesco vicino alle concezioni tradizionaliste di Brahms. Non sorprenderà allora trovare una composizione divisa ancora una volta in tre movimenti. Per eseguire la (non facile) parte solista entra in scena il protagonista della serata: David Garrett, divo ormai internazionale (è reduce dalla performance con Kaufmann durante la finale di Champions League a Monaco) che con acume la Verdi ha invitato nella stagione corrente. Se si ascolta una delle sue ormai famose cover di pezzi rock, ci si rende subito conto della sua virtuosità, ma sentirlo suonare dal vivo un brano appartenente al repertorio classico ce ne fa, se possibile, aumentare ulteriormente la stima. Che sia un grandissimo lo si capisce fin dalla prima nota: un attacco limpido, un suono talmente intonato da confondersi inizialmente con quello dei fiati, per poi emergere in un sontuoso crescendo. Segue un’esecuzione praticamente perfetta, caratterizzata da un’intonazione maniacale, anche nelle posizioni acute. Anche le parti più veloci sono eseguite con una precisione tale da far sembrare semplice un brano che assolutamente non lo è. Il Concerto di Bruch gli ha anzi dato modo di esibirsi. In molti punti (per esempio del primo movimento), infatti, lunghe cadenze interrompono il flusso orchestrale subordinandolo di fatto alle evoluzioni del solista che si avventura nelle regioni acutissime dello strumento. Senza cesura si passa all’Adagio, un grande movimento lirico tipicamente tardo-romantico dove l’orchestra accompagna ora molto più dolcemente il violino. Ancora una volta ci colmiamo di reminiscenze brahmsiane col terzo movimento, un Allegro Energico a ritmo di danza, saltellante, che offre nuovamente il destro ai numerosi virtuosismi del magistrale Garrett. È molto suggestivo osservare il suo atteggiamento, non solo mentre suona, ma anche se non soprattutto mentre non suona! Non sta fermo un attimo, segue con cenni del capo il ritmo della musica come se stesse eseguendo un brano rock, insomma, si vede che gusta davvero ciò che sta suonando. Emblematica poi l’espressione del suo volto, nonché il sospiro affaticato che emette ogni volta che smette di suonare, segno evidente della passione e dell’intensità che cerca di trasmettere attraverso ogni nota. Un ottimo esempio di performer moderno a tutto tondo, capace di essere uomo copertina e trascinare anche le generazioni più giovani portando loro il valore di un patrimonio musicale che non può andar dimenticato. Al termine dell’esecuzione, lo scrosciante e continuo applauso del pubblico lo costringe ad eseguire tre bis: una sua divertente versione del Carnevale di Venezia di Paganini, l’Andante della Sonata n. 2 di Bach e, per finire, un netto cambio di genere con l’esecuzione splendida e decisa della sua cover di Smooth Criminal di Michael Jackson. Ci pare doveroso citare anche la semplicità e la gentilezza di Garrett che, durante l’intervallo, si è fermato a firmare più di un centinaio di autografi, senza negare un sorriso ad alcuno dei suoi ammiratori."
tratto da
https://iltrilloparlante.wordpress.com/2012/05/30/leternita-del-violino-allauditorium/?fbclid=IwAR00lm5aSdUHD7lwsWetBJjlWNq8duMXpXpVucCIxBQZWAyAjgvlKCnwm5k

Non è importante conoscere la biografia di David Garrett ...

...la si può trovare, più o meno esatta, nel noto Wikipedia  (cliccate e troverete certamente il suo percorso artistico) ma è attraverso le interviste, i suoi dischi, i suoi concerti che scopriamo il talento, la genialità e , assieme, la semplicità di chi vive di Musica.
                                                                                                                                                                   

























DA UN 'INTERVISTA IN ROMANIA di Agosto 2018
David, ti sei esibito in Romania al palco dell'Enescu Festival, ma questa volta stai preparando qualcosa di diverso. Cosa possiamo aspettarci dai concerti di "Explosive Live"?
-Oltre alla musica classica, ho un interesse particolare: i concerti "crossover" in cui suono con cinque dei miei ottimi amici e colleghi della band ..uno spettacolo emozionante che abbraccia gli ultimi 400 anni di musica - dalla musica classica al rock, al pop e al jazz - riorganizzato da Franck van der Heijden, John Haywood e me stesso. Vogliamo riunire le persone per ascoltare buona musica.
Combini musica classica pop e rock. Ti consideri un pioniere in questo genere?
-È certamente lusinghiero quando qualcuno mi indica come fonte di ispirazione. Ma, alla fine, ho sempre fatto quello che mi sembrava naturale e mi è piaciuto. Forse in una certa misura, ho rotto alcune barriere, di cui sono orgoglioso.
Qual è la parte più difficile della definizione di te stesso come artista crossover?
-La sfida non è necessariamente essere un artista crossover, ma essere un artista. Mi considero un musicista classico e quando sei un musicista devi essere degno e integro qualunque cosa tu scelga di fare. Questo è altrettanto importante per me in tutti i progetti e anche nel crossover.
La musica rock è stata importante per te nell'adolescenza? Come l'hai scoperta?
-È diventata importante per me, probabilmente dall'età di 16-17 anni, e ancora di più da quando mi sono trasferito lontano dai miei genitori. Amavano la musica classica: la mamma era una ballerina e un padre violinista. Ma una volta uscito di casa, sono diventato molto entusiasta di tutti i diversi generi musicali e ho iniziato ad ascoltare tutto.
Quali sono state le persone che hanno influenzato la tua carriera?
-Dovrei citare per prima Ida Haendel, ha lavorato con me da quando avevo 11 anni. E probabilmente per centinaia di ore quando ha lavorato con me non ha mai preso soldi. Ero uno studente di George Enescu, quindi questa è una connessione importante con la Romania. Un'altra persona che vorrei menzionare è Itzhak Perlman, che ha lavorato con me per quattro anni a New York e ha perfezionato le mie idee sulla musica. Eric Ewazen era il mio insegnante di composizione alla Juilliard. Ma ci sono molte altre persone che hanno definito il mio carattere e la mia vita. La mia famiglia, ad esempio, che è sempre stata con me e senza la quale non avrei fatto nulla.
Sei conosciuto per aver abbattuto il "record di velocità" del violino. Era qualcosa che hai proposto o solo una conseguenza naturale di intense prove?
-Sì, è stata la naturale conseguenza del mio intenso lavoro. Non sapevo nemmeno cosa stesse succedendo in quello show fino a quando qualcuno non ha iniziato un cronometro e ha detto: "Vai!" (Ride).
Il pubblico vede solo il risultato finale: il concerto. Ma qual è la parte meno conosciuta del tuo lavoro dietro le quinte?
-In realtà, non si tratta del lavoro dietro le quinte, ma del lavoro quotidiano che fai per mesi e anni prima di salire sul palco. Forse la più facile da spiegare sarebbe quella di confrontarlo con il lavoro di un atleta. Se vuoi vincere una maratona, corri ogni giorno, assicurati di vivere una vita sana, che il tuo corpo sia nella forma migliore e che tu sia più veloce di chiunque altro. Ciò significa anche che devi allenarti più di chiunque altro. Questo vale per qualsiasi strumento. Se vuoi essere veramente il migliore in questo gioco, in un mondo molto competitivo, devi essere quello che lavora un po' di più rispetto al resto.
Quale parte è più importante per te, la precisione tecnica o l'espressione delle emozioni? Come si incorporano sentimenti ed emozioni in quello che fai?
-L'accuratezza tecnica deve diventare un dato. Senza di lei, non puoi lasciar fluire liberamente le emozioni. Certo, quando parliamo di musica, le emozioni sono le più importanti. Ma non puoi esprimere le emozioni giuste se non sai suonare.
Come vedi il futuro della musica classica nell'era digitale, in cui chiunque può creare una band e mettere la propria musica su YouTube?
-Penso che questa sia una benedizione. Una benedizione per qualsiasi talento e ogni forma d'arte - non solo per la musica classica, il jazz, l'r'n'b, il blues o il rock'n'roll. Perché le persone che sono brave in quello che fanno possono essere ascoltate e ascoltate.
Come descriveresti il pubblico perfetto? 
-Il pubblico perfetto "c'è" quando suono bene.
Hai una routine speciale prima dei concerti?
-Ci sono alcune cose importanti, come il riscaldamento e il violino. Direi che la routine principale è quella di ripeterlo , settimane prima del concerto, e diventare molto a proprio agio con quello che sto per suonare. Ma appena prima di entrare sul palco, cerco di ispirare e di espirare e di dirmi che mi piacerà molto la musica che suonerò. Perché è quello che conta!
Oltre alla musica, quali altre passioni hai?
-Penso di avere una grande passione per la vita, in generale e per la bellezza. Può essere un buon pasto, andare in un museo, camminare per le strade, fare sport. Sono appassionato di tutto ciò che ci fa rilassare, che ci eccita, che ci fa battere forte il cuore, che ci affascina da un punto di vista emotivo - queste sono le cose che mi piacciono nella vita.
Tre dei tuoi compositori preferiti?
-Oh, è come dover scegliere tra tre piatti ... Per restringere la selezione, direi Johann Sebastian Bach assolutamente, è il "padre" di tutto ciò che sappiamo oggi in termini di musica. Quindi, Mozart, un genio assoluto. Beethoven, e potrei continuare, ma dobbiamo fermarci a tre ...
Tre delle tue sale da concerto preferite?
-È molto, molto difficile scegliere, perché alcune sale da concerto sono visivamente belle e altre lo sono acusticamente. Dal punto di vista visivo direi Royal Albert Hall di Londra, Carnegie Hall di New York, e, ovviamente, la Scala di Milano. Da un punto di vista acustico, la Filarmonica di Berlino è straordinaria. Ci sarebbe una nuova sala da concerto a Lucerna, che è eccezionale, e Tonhalle a Düsseldorf.
Se potessi tornare indietro nel tempo, dove e quando vorresti suonare?
-Certo, ora! Non mi piace guardare indietro nella vita. Non mi piace nemmeno guardare in futuro. Il presente è tutto ciò che abbiamo nella vita qui e ora. L'attimo dopo è il più bello!


sabato 26 gennaio 2019

IL VIOLINO...



I violini possono prestarsi a una folla di sfumature in apparenza inconciliabili. Essi hanno la forza, la leggerezza, la grazia, l’accento triste e gioioso, il sogno e la passione (…) I violini sono dei servitori fedeli, intelligenti, attivi e infaticabili (…) Il violino è la vera voce femminile dell’orchestra, voce passionale e casta allo stesso tempo, straziante e dolce, che piange e grida e si lamenta, o canta e prega e sogna, o esplode in accenti di gioia, come nessuno altro potrebbe fare.
(Hector Berlioz)