Uno spazio dedicato al Maestro David Garrett,al violinista virtuoso, al giovane che ama il rock.
Racconti,interviste, musica, riflessioni. Senza ordine cronologico. Solo per passione.

Se non studio un giorno, me ne accorgo io. Se non studio due giorni, se ne accorge il pubblico. (Niccolò Paganini)

SITO UFFICIALE DI DAVID GARRETT

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venerdì 9 aprile 2021

Virtuosi si nasce: Pablo De Sarasate e David Garrett

 © Palazzetto Bru Zane / fonds Leduc




















"La sua musica è l'accento che interpreta il sublime,
è lingua, lira e tavolozza, mare, scalpello, fogliame e vento.
Penetra il pensiero ciò che fluttua sulla sua corda
e tanti sogni crea  nel petto commosso
che genera ogni suono ,un ricordo o un'idea.
Suona l'anima e lasciati ispirare ,suona e il bello fiorisce
e il mondo ai suoi piedi sembra un Olimpo e una lira.
Quale cuore non lo ammira? Quale petto non impressiona?
Chi non dimentica o non perdona i mali con la sua armonia?
Se fossi un re  metterei sulla sua  fronte la mia corona.
La sua mano è un cuore che, unita all'arco, palpita;
un grande cuore che urla a chi sente: "Sono tuo fratello".
Al dolore di ogni essere umano dà conforto con le sue note,
e mette da parte e spegne il duello di chi soffre e di chi geme:
Onora il genio sublime!
E c'è chi  dice che viene dalla Spagna, il genio immortale?
Sì,  spagnoli sono Peral, Castelar e Sarasate!
Lasciate  che resti appassionata, senza malizia ,invidia o cattiveria 
la Luce del Genio nella storia: quei tre uomini    danno gloria all'umanità, non alla Spagna! "

Juan Dios Peza (Messico, 1852-1910) Poesia dedicata a Pablo de Sarasate nel 1890

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Pablo Martín Melitón de Sarasate y Nevascués (Pamplona, 10 marzo 1844 – Biarritz, 20 settembre 1908) è stato un violinista e compositore spagnolo.

Aveva un repertorio brillante composto di capricci, parafrasi, danze e attingeva da temi popolari che variava. Anche le sue doti comunicative, unite ad una padronanza tecnica fuori del comune, concorsero alla sua fama che fu universale.

Sarasate era un musicista eccezionale sotto molti aspetti. Sapeva come mischiarsi con le tendenze del tempo, cercò nuove opzioni all'interno del suo ruolo di virtuoso e, in un certo senso, universalizzò lo stile che aveva creato.. Ha alternato concerti virtuosi  con piccole audizioni da salotto interpretando fantasie d'opera, una moda molto richiesta dal  pubblico borghese.

 Sarasate ha creato una tendenza. È il primo violinista professionista che, grazie alla sua tecnica impeccabile, divenne il più grande interprete di opere  che non siano di sua composizione.

 Alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX secolo, iniziò il gusto per il recupero e l'interpretazione del repertorio antico, consolidando i concerti di Beethoven e Mendelssohn come il centro  del repertorio concertistico per violino. 

È facile osservare nelle fotografie di Sarasate la sua postura invariabile con il violino. Nei suoi concerti ha sempre mantenuto questa postura, anche i suoi gesti e  i movimenti erano eleganti, senza inutili fronzoli. La sua mano destra era governata ancora dalla scuola francese di violino, che rifiutava la mobilità costante delle dita per l'esecuzione di certi  colpi d'arco della scuola tedesca. La mano destra di Sarasate rimaneva  quasi immobile, senza piegare le falangi o le dita. Il suono che produceva sul violino era omogeneo, chiaro e vellutato, privo di rumori di frizione e attacchi improvvisi, aspetto molto apprezzato come qualcosa di nuovo e unico fino ad allora.

Viene spontaneo, quindi, parlando virtuosi , di tecniche particolari, di suoni vellutati e scorrevoli, pensare a DAVID GARRETT e alle sue eccezionali esecuzioni delle opere di PABLO DE SARASATE.

Qui dei video di quelle che, a mio avviso, danno più l'idea della gioiosità, della tecnica e della tradizione puramente spagnola delle sue composizioni. Tradizione che fu esaltata  in tutti i Paesi del mondo. E ancora oggi l'autore è tra i più eseguiti per chi riesce a raggiungere alti livelli di virtuosismo con il  violino.

venerdì 2 ottobre 2020

“Alive – My Soundtrack” le colonne sonore di Hollywood impreziosite dal violino di David Garrett


 Claudia Gorbman scriveva, nel suo studio sulla musica nel cinema, "Unheard Melodies":

"Cambia la partitura sulla colonna sonora e la traccia dell'immagine può essere trasformata".

Foto: © Christoph Köstlin da https://www.facebook.com/davidgarrettofficial

 

Forse non  sempre ma, molto spesso, se un film è bello ha dietro una bella colonna sonora. Non si tratta solo di  un accompagnamento ma è il film stesso, come ha detto Hans Zimmer, uno dei più grandi compositori degli ultimi anni. 

Una serie, un cartone animato, un bel film non possono più prescindere da una colonna sonora adeguata e nel corso del tempo il rapporto tra la settima arte e il mondo musicale si è fatto sempre più stretto tanto che attualmente sarebbe impensabile scindere il rapporto suono-immagine. 

E' importante riuscire a creare empatia tra immagine e spettatore attraverso un senso che, unitamente alla forza delle immagini, evochi e crei sensazioni nel pubblico, entrando in modo suadente e potente nella  sfera emotiva. 

Un esempio è il cinema muto che non è mai stato muto: i primi film, seppur senza dialogo, furono da subito accompagnati dalla musica  già parte integrante, inseparabile dalle immagini...

Una  colonna sonora collega le varie scene, dà  ‘tono , intensifica la drammaticità di un dialogo , sottolinea gesti, commenta e  anticipa eventi, catturando l'attenzione.

Cos'ha fatto, allora il nostro David Garrett? Ha "raccolto" dalla sua memoria tracce storiche, potremmo dire, di film americani, di cartoni animati, di 'games' e li ha uniti in uno che si prefigura essere tra gli album più ricchi, originali e accattivanti.

foto da https://www.instagram.com/p/CF2TGPkHwUQ/
















“Alive – My Soundtrack” uscirà il 9 Ottobre su tutte le piattaforme, digitali e non e, anticipato da qualche video, ha attratto l'attenzione dei milioni di fan fedelissimi ma anche di riviste, siti di musica.

Che David non abbia mai posto confini tra i generi, è risaputo ; in questo album, tuttavia, è talmente vario il materiale proposto che davvero la curiosità è tanta!

Qualcuno dei brani inseriti esiste eseguito da violinisti di buona fama... Senza intenzione di fare paragoni o valutazioni,  salta subito "all'orecchio" un'impostazione degli arrangiamenti totalmente nuova e originale.

 Prendiamo "Happy", il secondo video rilasciato: tocco essenziale, sonorità moderne, trascinante ma non 'infiorita' da inutili orpelli musicali. Se questi sono i presupposti, l'album riserverà piacevoli sorprese. Compresi i  brani classici forti e travolgenti, o  le melodie del mondo Disney.




L’album ‘Alive – My Soundtrack’ esce in tre diverse versioni (CD Standard, 2 CD Deluxe e Digitale). Queste le tracce per ciascun formato:

CD Standard (16 tracce)

Stayin’ Alive (La febbre del sabato sera)
What A Wonderful World (Good Morning, Vietnam)
Happy (Cattivissimo me 2)
Paint It Black (Full Metal Jacket)
Beauty And The Beast (La Bella e la Bestia)
Hit The Road Jack (Ray)
Dance Of The Knights (Romeo + Juliet)
Shallow (A Star Is Born)
Enter Sandman (A Year And A Half In The Life of Metallica)
Circle Of Life (Il Re Leone)
Thriller (Thriller)
Confutatis (Amadeus)
Let it Go (Frozen)
Bella Ciao (La Casa di Carta – Serie originale Netflix)
7th Symphony (Allegretto) (Il Discorso del Re)
Game Rhapsody

2 CD Deluxe (23 tracce)
CD 1 (come la versione Standard)
CD 2
Tarantella Napoletana (Silent Movies during the 1920’s)
Hoe-Down (He Got Game)
Imagine (Imagine)
Come Together (St. Pepper’s Lonely Hearts Club Band)
You’ll Never Walk Alone (Carousel)
Amazing Grace (Batman vs. Superman)
Prelude C# minor (Locke & Key – Serie originale Netflix) non disponibile in digitale

Digitale (22 tracce)
CD 1 + CD 2 tranne la traccia numero 7

E per il pubblico italiano l’appuntamento live con David Garrett è per l’estate 2021, quando il violinista sarà sul palco romano delle Terme di Caracalla il 26 luglio. A questa data seguiranno poi i concerti indoor nelle arene durante l’autunno.

Foto di Christoph Köstlin da Ufficio Stampa Universal Music
FONTE:https://www.revenews.it

domenica 7 giugno 2020

Méditation - Thais nella splendida esecuzione di David Garrett


Jean Veber – Thaïs, copertina  del libretto dell' opera  di Jules Massenet (1894)

«Si tratta di un intermezzo strumentale per violino, tratto dalla comédie lyrique Thaïs di Anatole France . La storia narra di una bellissima cortigiana, che fa innamorare di sé ogni uomo rendendo la corte di Alessandria d’Egitto un luogo di lussurie. Il monaco cenobita Athanaël cerca di convertirla a una vita più spirituale. E riesce nell’intento: Thaïs cambia vita e abbandona la strada del vizio. Sfortunatamente, però, il monaco Athanaël si innamora anch’egli di Thaïs. Ma lei è ormai cambiata e intona un canto meditativo che tocca i vertici del sublime». (cit. Uto Ughi)

Il brano – per violino e orchestra, ma incantevole anche nella riduzione cameristica per violino e pianoforte – è un intermezzo fra la scena in cui si è svolto l’incontro di Thaïs con Athanaël e la decisione della donna di lasciare la precedente vita per consacrarsi a Dio.
Jules Massenet (1842-1912) annota sul pentagramma il titolo di “Méditation”, proprio a sottolineare la solennità del momento in cui la cortigiana decide di mutare vita, dando ancora una volta dimostrazione di quanto la musica sia in grado di leggere gli stati d’animo, di colorare un’emozione particolare, o di suggerire alle donne e agli uomini di ogni tempo un percorso di distacco e di elevazione dalle afflizioni terrene.
La musica descrive il travaglio di Thaïs nel momento della scelta decisiva. Massenet aggiunge al brano l’indicazione agogica di “Andante religioso”, per rendere musicalmente l’emozione della conversione di un’anima. Il brano è introdotto dall’arpa, sulla quale entra il violino con la linea melodica principale, ripetuta due volte, per poi far partecipare l’orchestra segnata da un andamento animato che diventa a poco a poco appassionato. Dopo una sorta di cadenza rientra il violino con il tema principale, e dopo averlo ripetuto due volte si riunisce all’orchestra per terminare di nuovo da solista.
E’ stato scritto che la dolcezza della Méditation per violino e orchestra ha oscurato la bellezza dell’intera opera, Thaïs, che tuttavia contiene pagine di raro lirismo.
(Fonte:https://www.fondazionegraziottin.org/)

Quanto sopra detto, lo ritroviamo nelle esecuzioni di molti grandi violinisti.
Qui non si tratta tanto di sfoggiare tecnica , quanto di rendere attraverso l'archetto che scorre sulle quattro corde un percorso emotivo che passa dalla delicatezza, al pathos, all'incertezza sempre permeati di passione. Una passione che in questo caso necessita di  toni più che intensi trattandosi di una scelta definitiva della propria vita ( Thaïs e la sua conversione)

David Garrett penetra nel brano totalmente, lo esegue un tantino più lento-rispetto, ad esempio, al grande Uto Ughi- ma riesce a rendere ancora  più vivo e sofferto, il momento emotivo della protagonista Thaïs e  di ciò che Massenet voleva esprimere .
QUI  vi è  la conferma...

giovedì 7 maggio 2020

Quella "chimica" speciale tra David Garrett e Beethoven...




FOTO TRATTE DAL SITO UFFICIALE  CON  COPYRIGHT 
https://www.david-garrett.com/2011/06/27/legacy/

“Noi, esseri finiti, personificazioni di uno spirito infinito, siamo nati per avere insieme gioie e dolori; e si potrebbe quasi dire che i migliori di noi raggiungono la gioia attraverso la sofferenza.”
(Beethoven)

Beethoven, concerto op. 61
L’unico concerto per violino e orchestra scritto da Ludwig Van Beethoven (1770-1827) fu eseguito per la prima volta nel 1806 da Franz Clement, che nel bel mezzo dell’esecuzione, appena dopo il primo movimento, pare abbia sospeso il concerto iniziando a suonare delle variazioni proprie sulla prima parte del concerto. In seguito a questa vicenda la composizione venne totalmente abbandonata da Beethoven, che non volle apportare nessuna modifica. Il successo di cui tutt’oggi gode si deve a Felix Mendelssohn, che, come fece con la Passione secondo Matteo di J. S. Bach, fece brillare questo concerto della luce che meritava, con un’esecuzione nel 1844 con al violino il giovane quattordicenne Joseph Joachim.

Con i suoi tre movimenti, con l’equilibrio tra solista e orchestra, con l’equilibrio tra virtuosismo, tecnica e melodia, con l’equilibrio tra intensità, profondità, leggerezza e gioco, questo concerto è forse la prova che la perfezione esiste.
Il primo movimento (Allegro ma non troppo) si apre con una chiara idea ritmica esposta dal solo timpano, sopra il quale successivamente si sviluppa un canto melodioso dell’orchestra. Ritmo e melodia convivono, e l’uno non potrebbe sopravvivere senza l’altro, sono parte di una stessa unità.

Questa unità, che è la ragione della perfezione di questo concerto, rende però il tutto stranamente asimmetrico. L’imperfezione dell’orecchio umano fatica un po’ ad adattarsi a questa situazione, per questo Beethoven lascia all’orchestra una lunga introduzione, prima di far entrare il solista con una breve cadenza, volta, dopo aver esibito passaggi tecnicamente complessi, a ribadire il tema iniziale.

Con un dialogo costante e magico tra solista e orchestra il tema viene riproposto, variato; quando l’orchestra è più lineare e distesa allora il solista è più frenetico e ritmico, e viceversa. Momenti di assoluta felicità vengono poi spenti in modo geniale da cambi di modo e di dinamiche, che a loro volta verranno sostituiti di nuovo da nuova luce e da nuova speranza. A chiudere il cerchio perfetto del primo movimento è la cadenza, quella tradizionalmente eseguita, scritta con altrettanta genialità da F. Kreisler.
Si è parlato di perfezione di equilibri tra ritmo e melodia nel primo tempo che si trasforma in perfezione di equilibri tra “solo” e “tutti” nel secondo (Larghetto).
Forse l’unico concerto in cui il solista, pur esibendo la sua bravura tecnica e virtuosa, accompagna per quasi tutto il movimento l’orchestra, che sostiene il tema principale.
Il solista riemerge e riconquista pienamente il suo “ruolo” nel collegamento al terzo movimento (Rondò: Allegro). In questo movimento il solista dà l’esempio di tema che dovrà essere imitato ed elaborato dall’orchestra durante il percorso verso la conclusione. Lo stato d’animo si è trasformato, da una dolcezza e una malinconia suggestiva, a un gioco e un divertimento leggero che porta alla cadenza del solista che poi si ricongiunge perfettamente all’orchestra, grazie ancora una volta all’unione e indissolubilità di ritmo (rappresentato dell’orchestra) e melodia (rappresentata dal solista con i trilli conclusivi della cadenza).
E, come ogni cerchio che si rispetti, il movimento si chiude con lo stesso tema con cui aveva iniziato

Questa analisi dell'opera è molto chiarificatrice riguardo ciò che il nostro Artista DAVID GARRETT  afferma quando, nel 2011, con l'album LEGACY ”, uscito nel novembre 2011 per la DECCA, incide il suddetto concerto di Beethoven che  definisce come “l’apogeo del repertorio per violino” (unitamente a brani scelti di Fritz Kreisler)
 fonte  : http://quinteparallele.net/

E...ASCOLTIAMO
E AMMIRIAMO

QUI un assaggio

QUI L'INTERO CONCERTO

giovedì 12 marzo 2020

Niccolò Paganini: la leggenda, il mito, l'eccellenza e l'interpretazione di David Garrett ne "Il violinista del diavolo"






























La figura di Niccolò Paganini è una delle più affascinanti della nostra storia: la sua modernità, il successo con le donne, la prodigiosa abilità delle sue lunghe dita nel praticare il pizzicato sulle corde di violino e nel manovrare l'archetto, al pari del mistero su alcuni periodi della sua vita ne hanno alimentato la leggenda. Al cinema è stato incarnato varie volte, nel 1923 dal futuro maggiore Strasser di Casablanca, il grande attore tedesco Conrad Veidt, nel 1946 dal suadente brizzolato Stewart Granger in un film romantico e nel 1989 in una famigerata versione da Klaus Kinski, letteralmente ossessionato dalle similitudini tra la sua vita, sotto il segno della sregolatezza tipica del genio, e quella di Paganini. La migliore interpretazione che ricordiamo, anche ma non solo per l'aderenza fisica, è quella del compianto Tino Schirinzi in un bello sceneggiato televisivo del 1976.

QUI  i video dello sceneggiato del 1976





Immaginate un ragazzo, intento a imparare i primi rudimenti di musica dal padre che lavora nel porto di Genova. Sentite le note alzarsi tra i vicoli stretti, impastati di mare e fatica. Il suo nome, Nicolò Paganini. Ora pensate a quelle stesse note perdersi nel mare, attraversare la storia, e arrivare nelle mani di un altro giovane musicista, capace di farle suonare ancora attraverso il suo più celebre strumento...






































...quel musicista è David Garrett  che  nella sua carriera ha avuto la fortuna di suonare strumenti importanti: «Un Guarneri del Gesù soprannominato da Paganini il Cannone uno dei due violini più famosi al mondo, insieme al Messiah di Stradivari. Non solo per la bellezza, ma anche per il suono e soprattutto per le condizioni di conservazione, fondamentali per la qualità sonora».Un legno che sembra aver catturato ogni piega di storia vissuta, custodendo l'animo di chi l'ha suonato. In primis di quello stesso Paganini a cui Garrett ha anche prestato il corpo, e soprattutto la voce musicale, nel film "Il violinista del diavolo", presentato proprio in anteprima a Genova nel 2014.
© Picture Alliance


© Picture Alliance
Come concertista, Garrett condivide con Paganini la vita di tournée, i rapporti con gli impresari e coi fan, il successo con le donne (supponiamo) e il fatto di essere una personalità di rilievo. E solo un virtuoso del violino, a suo dire, sarebbe stato capace di rendere giustizia a Paganini. Per il timore di assistere all'ennesimo spettacolo di un attore che fa manifestamente finta di suonare, ha dunque deciso non solo di eseguire e riarrangiare la colonna sonora del film, ma anche di interpretarlo.

Saggiamente, Bernard Rose e David Garrett lasciano sulle spalle di altri e ottimi attori il peso di sostenere l'interpretazione del film, a partire dal sempre bravissimo Jared Harris nel ruolo del mefistofelico impresario, mentre il protagonista ha poche scene di dialogo e parla soprattutto con la voce del suo strumento. Quando sulla scena impugna l'archetto e dà vita alle armonie, ai capricci e alle bizzarre contaminazioni di Paganini, il film prende vita e vola. Non ci si sofferma sulla biografia  (anche se tutti i particolari tecnici sono esatti, come ci ha raccontato proprio Garrett), il film evidenzia più la leggenda del patto col diavolo che  una vita ancora avvolta nell'ombra, caratterizzata dall'idolatria del pubblico e dall'odio dei fanatici.
 La messinscena è curata e la storia è al tempo stesso romantica e tragica, come quelle degli sceneggiati di un tempo. Non manca un amore infelice che farà sospirare il pubblico femminile, ma il motivo migliore per vedere questo film  è il fatto di potere non solo ascoltare ma anche vedere la musica di uno dei nostri più grandi e moderni artisti, evocata dallo straordinario omaggio di un suo emulo nato 200 anni dopo di lui.

 E' una rielaborazione del secondo movimento (adagio flebile con sentimento) del concerto per violino n.4 in Re minore di Paganini. Garrett l'ha magistralmente ripresa ma la fonte da cui sgorga la melodia e' del Grande genio.
 

IL FILM E' ACQUISTABILE IN DVD qui (anche con Bonus Cultura) 
https://www.amazon.it/Violinista-del-Diavolo-DVD/dp/B00KVFGUNU




FONTI : https://www.broadwaypictures.it/435775199

venerdì 1 novembre 2019

"ILLIMITATO" DAVID GARRETT- IL TOUR 2019




" -Qual è l’outfit più “cool” per suonare dal vivo? 
David:- Mmmm… Il look? Più che i vestiti, credo che sia l’attitudine di una persona a definire se lei sia “cool” o meno”. Conta come ti poni sul palco». "
E ancora...
"-Ma un brano rock-metal è più facile da suonare rispetto a uno classico. O no?
 David:- Dipende dal livello della tecnica dei musicisti. Una canzone rock la puoi suonare facilmente oppure avere l’ambizione di arrangiarla in modo che richieda molta tecnica, come piace fare a me. In ogni brano che suono ho voglia di mettermi alla prova. Detto questo, c’è anche roba classica facile da suonare. Sembra sempre che la classica sia difficile e riservata ai virtuosi, ma non è sempre così." (da un'intervista su https://www.larena.it/)

Direi che le risposte di David  siano un po' l'essenza dei live, del suo modo di pensare e di ciò che vuole dare al pubblico.
Nessun limite tra i generi, nessun limite per lui che ambisce a creare nei concerti quellasimbiosi tra luci, suoni, colori e brani. Questi ultimi, suonati con rare interruzioni e suoi interventi, si intrecciano passando dal rock alla ballata, al pezzo classico puro e a quello rivisitato.
Tutto questo è stato UNLIMITED - GREATEST HITS - LIVE 2019. E soprattutto, tanto lavoro, molti viaggi, poco tempo libero. Ma con passione, tanta...e tanta volontà.

Un mese di Maggio intensissimo tra Germania, Svizzera e Austria :Chemnitz-Erfurt-Messe Erfurt,Berlino-Dortmund-Oberhausen-Colonia-Zurigo-Stoccarda-Hannover-Brunswick-Lipsia-Brema-Schwerin-Kiel-Amburgo-Mannheim-Francoforte sul Meno-Monaco di Baviera-Vienna.

Ripresa a Settembre : Tbilisi, Georgia-Arena di Verona-Reggia di Caserta-Tel Aviv-Istanbul-Skopje-Praga-Cracovia-Łódź-Danzica-Vilnius-Riga-Tallinn-Cruise with David & his band on the Queen Mary 2.

La crociera...ambita occasione di 'convivere' sulla stessa nave, assistere ai concerti- tre ne ha dati-nonché  workshop, jam session, lezioni, talk show ha concluso il tour soddisfacendo migliaia di persone provenienti da varie parti del mondo . E David li ha 'ringraziati con una sessione di autografi, quest'anno comodamente seduto su un tavolo, senza troppe etichette.
E così ci piace molto
                                                                                                                                         












































E  ricordiamo soprattutto i due concerti in ITALIA!
VERONA (giusto qualche assaggio...)



E IL CONCERTO NELLA STUPENDA CORNICE DELL'APERIA PRESSO LA REGGIA DI CASERTA. Concerto intimo ed elegante



Momento bellissimo con la sua mamma sul palco


Bel video da TEL AVIV

giovedì 22 agosto 2019

Claude Debussy, Clair de lune e David Garrett







CHIARO DI LUNA


Chiaro Di Luna è  un brano di Debussy nella Suite Bergamasque, in cui l’autore si ispira a una poesia del francese Paul Verlaine.



Votre âme est un paysage choisi 
Que vont charmant masques et bergamasques
Jouant du luth et dansant et quasi 
Tristes sous leurs déguisements fantasques.
Tout en chantant sur le mode mineur 
L'amour vainqueur et la vie opportune 
Ils n'ont pas l'air de croire à leur bonheur 
Et leur chanson se mêle au clair de lune,
Au calme clair de lune triste et beau, 
Qui fait rêver les oiseaux dans les arbres 
Et sangloter d'extase les jets d'eau, 
Les grands jets d'eau sveltes parmi les marbres.

La vostra anima è uno paesaggio prediletto
che vanno incantando maschere e bergamaschi
suonando il liuto e danzando, quasi
tristi nei loro bizzarri travestimenti!
Cantando in tono minore
l'amore vittorioso e la vita opportuna
non han l'aria di credere alla loro felicità
e il loro canto si fonde col chiaro di luna,
col calmo chiaro di luna triste e bello
che fa sognare gli uccelli negli alberi
e singhiozzare estasiati gli zampilli,
gli alti zampilli, slanciati fra i marmi.

“De la musique avant toute chose”, « Musica prima di tutto », cosi teorizzava Verlaine e in questa
poesia intitolata Chiaro di Luna, non solo parole e ritmo rispettano questo principio ma il tema stesso è musicale: personaggi mascherati usciti da un dipinto di Watteau, ballano (il Bergamasco è una danza popolare), suonano e cantano. L’atmosfera tuttavia non è allegra ma malinconica e sfumata. Come spesso avviene nella poesia di Verlaine, lo stato d’animo si materializza nel paesaggio, un parco indefinito sotto la luce incerta della luna.

CLAUDE DEBUSSY – Clair de Lune
E’ il terzo tempo della Suite Bergamasca, che quando fu pubblicata,non solo ottenne uno strepitoso successo tra i pianisti, ma venne trascritta anche per vari strumenti e complessi strumentali. La “Suite bergamasque” è una delle più famose suite pianistiche di Debussy: iniziò la sua scrittura nel 1890 a 28 anni ma non la pubblicò fino al 1905.

L’apertura del brano è come se fosse sospesa a mezz’aria. Degli accordi di sei suoni cantano all’inizio e preparano l’entrata di un nuovo tema morbidamente arpeggiato che progressivamente si
anima fino all’espansione lirica nel registro sempre più acuto; infine la prima sezione viene ripresa e
variata, concludendosi nella coda in dissolvimento
(fonte http://www.music-box.it/sites/default/files/pdf/ESAMI/AL%20CHIARO%20DI%20LUNA.pdf )

«La musica è una matematica misteriosa i cui elementi partecipano dell’Infinito. Essa è responsabile dei movimenti delle acque, del gioco delle curve descritte dalle brezze mutevoli; niente è più musicale di un tramonto. Per chi sa guardare con emozione, la più bella lezione di “sviluppo”, scritta in quel libro letto non abbastanza assiduamente dai musicisti, è la Natura». afferma Debussy

QUI "CLAIRE DE LUNE" eseguita da DAVID GARRETT