Uno spazio dedicato al Maestro David Garrett,al violinista virtuoso, al giovane che ama il rock.
Racconti,interviste, musica, riflessioni. Senza ordine cronologico. Solo per passione.

Se non studio un giorno, me ne accorgo io. Se non studio due giorni, se ne accorge il pubblico. (Niccolò Paganini)

SITO UFFICIALE DI DAVID GARRETT

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giovedì 22 agosto 2019

Claude Debussy, Clair de lune e David Garrett







CHIARO DI LUNA


Chiaro Di Luna è  un brano di Debussy nella Suite Bergamasque, in cui l’autore si ispira a una poesia del francese Paul Verlaine.



Votre âme est un paysage choisi 
Que vont charmant masques et bergamasques
Jouant du luth et dansant et quasi 
Tristes sous leurs déguisements fantasques.
Tout en chantant sur le mode mineur 
L'amour vainqueur et la vie opportune 
Ils n'ont pas l'air de croire à leur bonheur 
Et leur chanson se mêle au clair de lune,
Au calme clair de lune triste et beau, 
Qui fait rêver les oiseaux dans les arbres 
Et sangloter d'extase les jets d'eau, 
Les grands jets d'eau sveltes parmi les marbres.

La vostra anima è uno paesaggio prediletto
che vanno incantando maschere e bergamaschi
suonando il liuto e danzando, quasi
tristi nei loro bizzarri travestimenti!
Cantando in tono minore
l'amore vittorioso e la vita opportuna
non han l'aria di credere alla loro felicità
e il loro canto si fonde col chiaro di luna,
col calmo chiaro di luna triste e bello
che fa sognare gli uccelli negli alberi
e singhiozzare estasiati gli zampilli,
gli alti zampilli, slanciati fra i marmi.

“De la musique avant toute chose”, « Musica prima di tutto », cosi teorizzava Verlaine e in questa
poesia intitolata Chiaro di Luna, non solo parole e ritmo rispettano questo principio ma il tema stesso è musicale: personaggi mascherati usciti da un dipinto di Watteau, ballano (il Bergamasco è una danza popolare), suonano e cantano. L’atmosfera tuttavia non è allegra ma malinconica e sfumata. Come spesso avviene nella poesia di Verlaine, lo stato d’animo si materializza nel paesaggio, un parco indefinito sotto la luce incerta della luna.

CLAUDE DEBUSSY – Clair de Lune
E’ il terzo tempo della Suite Bergamasca, che quando fu pubblicata,non solo ottenne uno strepitoso successo tra i pianisti, ma venne trascritta anche per vari strumenti e complessi strumentali. La “Suite bergamasque” è una delle più famose suite pianistiche di Debussy: iniziò la sua scrittura nel 1890 a 28 anni ma non la pubblicò fino al 1905.

L’apertura del brano è come se fosse sospesa a mezz’aria. Degli accordi di sei suoni cantano all’inizio e preparano l’entrata di un nuovo tema morbidamente arpeggiato che progressivamente si
anima fino all’espansione lirica nel registro sempre più acuto; infine la prima sezione viene ripresa e
variata, concludendosi nella coda in dissolvimento
(fonte http://www.music-box.it/sites/default/files/pdf/ESAMI/AL%20CHIARO%20DI%20LUNA.pdf )

«La musica è una matematica misteriosa i cui elementi partecipano dell’Infinito. Essa è responsabile dei movimenti delle acque, del gioco delle curve descritte dalle brezze mutevoli; niente è più musicale di un tramonto. Per chi sa guardare con emozione, la più bella lezione di “sviluppo”, scritta in quel libro letto non abbastanza assiduamente dai musicisti, è la Natura». afferma Debussy

QUI "CLAIRE DE LUNE" eseguita da DAVID GARRETT




lunedì 12 agosto 2019

Le impressioni di David Garrett nel libretto dell'album giovanile "Ciajkovskij / Conus: concerti per violino"





 Dal libretto che accompagna l’album  inciso da David a Mosca e uscito nel 2001 Ciajkovskij / Conus: concerti per violino


ACQUISTABILE IN AMAZON A QUESTO LINK:



"IMPRESSIONI MOSCOVITE"
di David Garrett
 Il proposito di registrare a Mosca i concerti per violino di Tchaikovskij e di Conus mi ha offerto un’esperienza memorabile e commovente. Oltre alle impressioni artistiche raccolte in questo soggiorno, il viaggio nella Russia democratica di oggi è stato per me l’occasione di fare conoscenza con la patria dei miei avi e di scoprire le mie “radici” russe. La mia nonna paterna era dovuta fuggire dalla dittatura stalinista e il mio bisnonno era morto in un campo di concentramento in Siberia. Salendo sul palco, davanti al pubblico moscovita, ho sentito fuggevolmente la nostalgia che ha dovuto invadere l’animo di molti musicisti russi dopo aver lasciato il loro paese natale.
Per comprendere meglio la musica di Tchaikovskij, prima della registrazione avevo studiato molto da vicino la sua personalità. L’ambiguità del suo rapporto con le donne, le sue angosce di abbandono, dovute alla morte precoce della madre, una immaginazione particolarmente forte che minacciava di cancellare in lui il limite tra sogno e realtà sono alcune impressioni che, fra le altre, mi hanno aiutato a percepire nella musica il riflesso della sua vulnerabilità psichica e di tenerne conto nella mia interpretazione.
Ma le mie sensazioni personali in questo primo viaggio in Russia sono state ugualmente importanti. Nonostante l’ottima preparazione, mi mancava ancora un vero legame affettivo con la musica di Tchaikovskij. Arrivato a Mosca, il giorno prima della registrazione, decisi spontaneamente di fare una lunga passeggiata in centro città, e in quell’occasione incontrai un gruppo di ballerini di strada e degli eccellenti musicisti la cui espressività, slancio e temperamento mi avrebbero contagiato e ispirato.
La sera del giorno dopo, quando arrivai nella grande sala del conservatorio per la prima prova, fui immediatamente colpito dalla bellezza di quella sala da concerto. La sua atmosfera intima, da cui emanava un misterioso sentimento di benignità e sicurezza, controbilanciava perfettamente, per me, l’aspetto grandioso che avevo cercato, e trovato, nel concerto di Tchaikovskij. Pensando a tutti gli artisti che mi avevano preceduto in quella sala, mi sentivo invaso da una fierezza mista a venerazione. Il sentimento euforico che aveva risvegliato in me la sala, rischiarata dai radi candelabri, è indimenticabile, così come l’incanto della sua acustica del tutto particolare. Mi ricordo che l’introduzione dell’orchestra, che sa molto spesso di routine, irradiava quel giorno una magica bellezza. Si apriva davanti a me un universo di sogno, i cui segreti insondabili accendevano la mia curiosità.
L’Orchestra Nazionale di Russia, sotto la direzione di Michaïl Pletnev, esprimeva con una nobiltà incomparabile il carattere appassionato di quella musica. Suonare insieme divenne un atto di creazione perché in quell’istante scoprivamo l’opera come se fosse la prima volta. Grazie alla generosità della Pianificazione delle Registrazioni, ci siamo potuti lanciare in un vero percorso di esplorazione musicale che non sarebbe mai stato possibile nell’atmosfera sterilizzata di uno studio. Quella sera, dopo che l’ultima nota ebbe preso il volo, ci sembrò che lo spirito di Tchaikovskij fluttuasse intorno a noi e spero che questa sensazione sarà condivisa dagli ascoltatori del nostro CD." 





Si ringraziano Giulia Costa e Lisa Almagi per  la traduzione e il "David Garrett fan club Italy"



venerdì 9 agosto 2019

David Garrett il 17 settembre 2019 alla Reggia di Caserta: è già sold out. Riempiamo L'arena di Verona, ora!

E' stata una stupenda sorpresa la seconda data  che David Garrett ha voluto regalare all' Italia!
In tre giorni si è giunti al sold out  per 'Un 'Estate da re' che si svolgerà il 17 settembre all'Aperìa della Reggia di Caserta


L'evento promosso da IMARTS  (cliccare per aprire), in pochissimi giorni è già sold out !
A dimostrazione di quanto l'Italia apprezzi il nostro Artista, sia in veste classica (come saranno quasi tutte le serate di "Un'Estate Da Re" (cliccare per aprire) dal 28 agosto al 29 settembre 2019

QUALCHE NOTIZIA SULLA LOCATION...



L’immenso parco della Reggia di Caserta può vantare una serie di opere di assoluto prestigio. Al suo interno si celano laghi, cascate, giardini e addirittura un piccolo castello circondato da un fossato, in pieno stile medievale. Tra le tante meraviglie spicca l’Aperia, una delle prime opere realizzate durante la costruzione del complesso. Ma a cosa serviva originariamente?

Una cisterna per la Reggia di Caserta

Tra le caratteristiche più spettacolari della Reggia di Caserta merita sicura menzione la famosa via dell’acqua. Un lungo viale abbellito con vasche, canali sotterranei e cascate, impreziosito dall’effetto ottico che è possibile ammirare affacciandosi dal palazzo.

Per alimentare tutto questo Vanvitelli realizzò una delle opere più maestose del Settecento europeo: l’Acquedotto Carolino. Compito di tale meraviglia era (ed è tuttora) trasportare l’acqua necessaria per rifornire le fontane del parco. Circa 40 km di tubature che, con una semplice pendenza, consentono un approvvigionamento continuo alla rete idrica del complesso partendo dalle sorgenti del Fizzo. Ma in caso di guasto o periodi di siccità l’architetto napoletano aveva pronta un’alternativa

Vanvitelli realizzò infatti un’immensa vasca dove immagazzinare una riserva d’acqua piovana per fronteggiare qualsiasi imprevisto. Tale serbatoio si trovava proprio dove è collocata oggi l’aperia, vicino alla cascata che battezza il lungo vialone centrale. L’acquedotto vanvitelliano, tuttavia, si rivelò talmente efficiente da non render necessario l’utilizzo della cisterna. Ma perché il nome aperia allora


Da allevamento per le api a flora: l’evoluzione dell’aperìa

Con l’avvento dei francesi nel Regno di Napoli, la Reggia di Caserta divenne la residenza della nuova reggenza. Diverse modifiche ed interventi investirono il complesso, tra cui la sezione della cisterna. Questa venne trasformata in un allevamento di api per la produzione del miele (ecco il perché del termine aperìa). Le api svolazzarono felici nel loro ambiente per circa vent’anni, fino all’arrivo di Francesco II. L’ultimo Re delle Due Sicilie effettuò infatti alcuni interventi all’interno della Reggia, tra cui la riconversione dell’aperia in una piccola flora per la coltivazione di piante arboree. Lo spazio fu arricchito con la scultura di Tommaso Solari raffigurante Cerere, realizzata nel 1761 su volontà dello stesso Vanvitelli (ma mai utilizzata).

Il terreno venne diviso in cinque appezzamenti, soprannominati scolle, con ambienti riscaldati e raffreddati artificialmente. Un piccolo gioiello d’ingegneria in pieno stile Neoclassico.

Dopo la fine del Regno delle Due Sicilie, la Reggia di Caserta fu utilizzata principalmente dai corpi militari (qui si firmò uno dei documenti più importanti della Seconda guerra mondiale). L’area della flora voluta da Francesco II finì con l’essere quasi del tutto abbandonata. Negli ultimi anni, tuttavia, vari restauri hanno restituito a casertani e turisti la possibilità di scoprirne la bellezza. Ed ogni estate sono ormai di routine, al suo interno, concerti e spettacoli serali. Un modo davvero piacevole per godersi questa piccola meraviglia.



ORA, si tratta di riempire anche L'Arena di Verona' , restano dei posti in gradinata libera , economici, e da cui si può godere del fantastico spettacolo di proiezioni e luci e dove l'acustica è perfetta